La devastazione ambientale è un’arma del sionismo

L’escalation genocida contro il popolo palestinese raggiunge oggi vette inaudite nella più totale complicità dei governi occidentali. Eppure, la stragrande maggioranza della popolazione non condivide queste scelte e abbiamo assistito negli ultimi anni a dimostrazioni sempre più massicce di solidarietà, come la partenza della Global Sumud Flotilla sostenuta dalla grande mobilitazione che i lavoratori innanzitutto, dai porti alla logistica, stanno mettendo in campo in questi giorni.

Come è noto, le armi non sono l’unico strumento di sterminio in mano a Israele: water grabbing, colonizzazione e avvelenamento dei terreni, estrattivismo. Da oltre settant’anni questi strumenti vengono impiegati per eliminare i palestinesi o costringerli ad abbandonare la loro terra.

Nel gennaio 2023, proprio mentre il mondo iniziava ad assistere in diretta al genocidio in corso, ENI rafforzava le proprie collaborazioni con Israele, ricevendo dodici nuove licenze per l’estrazione di gas lungo le coste di Gaza e raccogliendo i frutti dell’incondizionato sostegno del nostro Paese al progetto sionista. Un anno dopo, il Ministero degli Esteri lanciava il bando MAECI Italia-Israele 2024, contro cui si sono mobilitati studenti e studentesse degli atenei italiani. Il bando, criticato soprattutto per le sue applicazioni militari, prevedeva tra i punti principali anche le “tecnologie per il suolo” e le “tecnologie per l’acqua”.

Oggi, secondo la FAO, solo l’1,5% delle terre agricole nella Striscia di Gaza è ancora coltivabile e non danneggiato, pari a circa 232 ettari. Questo dato spiega la carestia che devasta la Striscia, ormai totalmente dipendente dagli aiuti umanitari. Aiuti che diventano essi stessi strumenti di sterminio: Israele utilizza la fame dei gazawi come leva di guerra, colpendo con sparatorie o bombardamenti i luoghi di approvvigionamento. Le operazioni militari hanno inoltre generato oltre 39 milioni di tonnellate di macerie e detriti, contribuendo a un impatto ambientale devastante; strutture idriche e impianti di trattamento delle acque reflue sono stati distrutti o gravemente danneggiati, lasciando la popolazione con sistemi sanitari quasi del tutto compromessi.

Di fronte a questo scandalo, abbiamo scelto di riproporre questo approfondimento a cura di Ecoresistenze del 2024, ad un anno dal 7 ottobre, sul ruolo svolto dalla devastazione ambientale all’interno del progetto sionista e le forme di complicità del nostro Paese, per smascherare il carattere coloniale e genocida delle tecnologie presentate come ad “uso civile”.