Proponiamo questo articolo di Giacomo Simoncelli pubblicato sul giornale online Contropiano.org rispetto ai recenti rapporti Oxfam e CARE: un commento puntuale che evidenzia come gli stessi strumenti finanziari di “contrasto ai cambiamenti climatici” rappresentino in realtà l’ennesima truffa a danno del Sud Globale.
“Il capitalismo non si aggiusta né si corregge. La sua natura è fatta di contraddizioni, tra il capitale e i lavoratori, tra il capitale e la natura. Per questo chi sa di cosa sta parlando dice da tempo che le politiche ‘green‘ sono solo una forma diversa di valorizzazione, a volte servono persino come forme di un nuovo colonialismo, ma comunque sono funzionali al profitto e non a ‘salvare il pianeta’.
Lo si è visto bene con il dibattito sui motori a benzina e diesel nella UE, ma una decina di giorni fa è uscito anche un interessante rapporto firmato da Oxfam e da CARE Climate Justice Centre che mostra chiaramente il greenwashing del Nord Globale ai danni del Sud Globale. A partire dai finanziamenti che dovrebbero essere pensati per combattere il cambiamento climatico.
Il Climate Finance Shadow Report 2025 è una lunga analisi, il cui contenuto è però riassunto con pochi dati decisamente esplicativi dalle organizzazioni che ne hanno curato la stesura: il 65% dei finanziamenti per la lotta alla crisi climatica che arrivano ai paesi considerati in via di sviluppo (da cui è esclusa la Cina) è erogata sotto forma di prestiti. Questi stati, per ogni 5 dollari che ricevono, ne restituiscono 7.
Proprio il Dragone viene più volto accusato di aver incatenato molti paesi poveri nella ‘trappola del debito’. E oltre al fatto che molte voci autorevoli hanno dimostrato che si tratta di una manipolazione della propaganda occidentale, ci sono rapporti come questo che esplicitano come siano i paesi più ricchi (più di tutti sono responsabili del cambiamento climatico, o meglio lo sono le loro multinazionali) a legare quelli più poveri a trappole pensate per guadagnare sulle difficoltà ambientali del Sud Globale.
Sono proprio queste aree a subire i peggiori effetti di siccità, inondazioni, e così via. “Questa forma di speculazione sulla crisi – si legge sul sito del CARE – da parte dei paesi ricchi sta aggravando il peso del debito e ostacolando l’azione per il clima. Ad aggravare questo fallimento, i tagli drastici agli aiuti esteri minacciano di ridurre ulteriormente i finanziamenti per il clima“.
Nafkote Dabi, responsabile delle politiche climatiche di Oxfam, ha dichiarato: “i paesi ricchi stanno trattando la crisi climatica come un’opportunità di business, non come un obbligo morale. Stanno prestando denaro alle stesse persone che hanno storicamente danneggiato. Questa è una forma di speculazione sulla crisi“.
Nel rapporto si legge che nel 2022, anno su cui si concentra in larga parte lo studio, i paesi ricchi hanno affermato di aver mobilitato per il clima 116 miliardi di dollari, ma il valore reale è quantificabile in un range tra i 28 e i 35 miliardi, meno di un terzo di quanto promesso. Inoltre, quasi due terzi dei finanziamenti sono stati erogati sotto forma di prestiti, spesso a tassi di interesse standard senza agevolazioni.
Sempre nel 2022, i paesi in via di sviluppo hanno ricevuto 62 miliardi di dollari in prestiti per il clima. Nel rapporto viene stimato che tali prestiti porteranno a rimborsi fino a 88 miliardi di dollari, con un profitto del 42% per i creditori. Tra i peggiori paesi in quanto a prestiti sul totale dei finanziamenti tra il 2021 e il 2022 ci sono Francia, Austria, Giappone e anche Italia.
Gli obiettivi fissati alla COP29 di Baku non sono minimamente adeguati a combattere la crisi climatica, e il modo in cui questo obiettivo viene perseguito dal Nord Globale non fa che aggravare la situazione, ed erodere la fiducia in una soluzione concordata a livello globale. Quando, fra circa un mese, si aprirà la COP30 in Brasile, le sfide saranno ancora più dure del passato.”